Botta e risposta con Luigi Cancrini
sull’Unità
La mia lettera in versione integrale
La follia e
la pazzia
Caro Luigi Cancrini,
molto romantico e
commovente il suo commento a proposito di Franco Basaglia e i
"folli" (l'Unità di oggi, 10 febbraio). Va bene: è tempo di anniversari, di celebrazioni, di ricordi... Peccato che
nella realtà ci siano migliaia di malati di mente che non vengono curati per
niente e vengono abbandonati alle loro famiglie, che sono senza gli
strumenti necessari, quando non direttamente responsabili di quelle
malattie. Bello e utopistico sarebbe che il malato di mente conoscesse una
volta in vita sua un folle psichiatra o un artista, che trasformino
la sua pazzia almeno in follia, ma generalmente non è così. Lei
dovrebbe saperlo bene. E, al di là di leggi
romantiche e ricordi suggestivi, la malattia mentale rimane, incurantemente incurata. Come la "follia" di chi la nega.
Paolo Izzo
Roma, 10 febbraio 2010
La lettera e la risposta pubblicate su
l'Unità del 12
febbraio 2010
Paolo Izzo
Le famiglie
dei pazienti psichiatrici
Molto romantico e
commovente il suo commento a proposito di Franco Basaglia. Peccato che nella realtà
ci siano migliaia di malati di mente che non vengono
curati per niente e vengono abbandonati alle loro famiglie, che sono senza gli
strumenti necessari, quando non direttamente responsabili di quelle malattie.
Luigi
Cancrini
Franco Basaglia non ha mai negato la malattia
mentale. Ha detto che l’ospedale psichiatrico la rendeva invisibile
sovrapponendo ai sintomi i danni dell’esclusione e dell’emarginazione. La cura,
diceva, deve essere portata avanti fuori dall’ospedale
con l’aiuto delle famiglie che (la fiction lo mostrava bene) all’inizio fu dato
per scontato e che andava costruito invece con pazienza, con umiltà e con mezzi adeguati. Ne discussi a lungo con lui quando venne a trovarci nell’università dove tentavamo di aiutare la famiglia di un ragazzo autistico e credo che si sarebbe battuto con noi e con
tanti altri, se avesse vissuto di più, perché il diritto al sostegno e
alla cura delle famiglie. La letteratura ci dice che il lavoro con le famiglie è lo strumento più importante nel prevenire le ricadute e le
ospedalizzazioni dei pazienti affetti da un disturbo
schizofrenico. «Al di là dei ricordi suggestivi lei scrive la malattia rimane» ed io sono d’accordo anche se curarla e alleviarla è assai più facile oggi che ieri. Dobbiamo solo fare di più e di meglio sul
territorio in cui, al tempo di Basaglia, le cure non esistevano.
(l’Unità, 12/02/10)©
Paolo Izzo
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