Disarmiamoci
subito
il moto di un
proiettile si studia al liceo, dove si apprende anche che la sua traiettoria è
una parabola, più o meno schiacciata. A meno che non venga
sparato in alto, verticalmente: e allora ricade giù, per forza di gravità,
quando ha esaurito la sua spinta. Ora, una perizia balistica determinerà come è morto un ventiseienne, ma nessuna scienza razionale
ci dirà perché un proiettile parte da un essere umano e arriva a colpirne un
altro, uccidendolo. Forse perché non è questo il punto: non è
chi ha sparato a chi, il problema; ma perché ciò sia potuto accadere. La
soluzione allora è una soltanto: dobbiamo disarmarci, smilitarizzarci, deporre
ogni strumento di morte, almeno quelli che uccidono anche da centinaia di metri
di distanza! Così che non accadano più “tragici
errori” (…) Mettiamole fuori legge una volta per
tutte, le pistole. E i fucili. Aboliamo il “porto d’armi”, troppo spesso
concesso dopo perizie all’acqua di rose (…) Disarmiamoci (…) Lo dica anche la Chiesa, magari, che a proposito non si è mai
espressa – troppo impegnata a tutelare le vite embrionali e vegetali, piuttosto
che le vite umane (...) Caro
Piero, ma è davvero così ingenua e peregrina l’idea di chiedere una moratoria
di tutte le sparatorie e di diventare così il primo Stato al mondo dove le armi
da fuoco sono fuori legge?
Paolo Izzo
(Liberazione, 13/11/07)© Paolo Izzo
N.B. La lettera inviata a Liberazione (ma
anche a l’Unità, che pure l’ha pubblicata) era molto
lunga, perciò è stata tagliata. Di seguito, la versione integrale (in rosso le
parti tagliate):
Caro Piero, il moto di un proiettile si
studia al liceo, dove si apprende anche che la sua traiettoria è una parabola,
più o meno schiacciata. A meno che
non venga sparato in alto, verticalmente: e allora
ricade giù, per forza di gravità, quando ha esaurito
la sua spinta. Ora, una perizia balistica determinerà come è
morto un ventiseienne, ma nessuna scienza razionale ci dirà perché un
proiettile parte da un essere umano e arriva a colpirne un altro, uccidendolo.
Forse perché non è questo il punto: non è chi ha sparato a chi, il problema; ma
perché ciò sia potuto accadere…
La soluzione allora è una soltanto: dobbiamo
disarmarci, smilitarizzarci, deporre ogni strumento di morte, almeno quelli che
uccidono anche da centinaia di metri di distanza! Così che
non accadano più “tragici errori”, così che nessuno possa affacciarsi al balcone e diventare
un cecchino impazzito, così che il rapinatore e il rapinato non debbano più
fronteggiarsi impugnando una pistola come nel vecchio West. Mettiamole fuori legge una volta
per tutte, le pistole. E i fucili. Aboliamo il “porto d’armi”, troppo spesso
concesso dopo perizie all’acqua di rose. Che ci deve fare un
essere umano con una pistola? Diventare un bravo tiratore allenandosi al
poligono? Andare a caccia di anatre e fagiani? Oppure essere in grado di centrare un ladro d’auto dalla
finestra di casa, uccidere la moglie a bruciapelo in preda al cosiddetto
raptus, sterminare una famiglia di vicini perché non sopporta più l’abbaiare
del loro cane?
Disarmiamoci. Contro
la vendita e l’uso delle armi, attuiamo l’unica obiezione di coscienza e di inconscio possibile. Lo dica anche la Chiesa,
magari, che a proposito non si è mai espressa – troppo impegnata a tutelare le
vite embrionali e vegetali, piuttosto che le vite umane. Arrestiamo, per la sua salute, quello che in tasca ha due
spinelli e poi lasciamo andare in giro liberamente la gente armata? Piuttosto,
rendiamo clandestini quelli che vogliono giocare ai cowboy, non gli immigrati
che arrivano sui gommoni! Facciamo emigrare all’estero quelli che vogliono
sparare, non le coppie sterili che devono ricorrere alla fecondazione
assistita…
Caro Piero, ma è davvero così ingenua e
peregrina l’idea di chiedere una moratoria di tutte le sparatorie e di
diventare così il primo Stato al mondo dove le armi da fuoco sono
fuori legge?
N.B.2
Su Liberazione del 15/11/07, Roberto Martina – con una lettera al giornale –
rilancia l’idea. Così:
Io rilancio l’idea: facciamola finita con le armi
Cara Liberazione,
voglio unirmi anch'io
all'appello al disarmo di
Paolo Izzo nella
pagina lettere del giornale del 13
novembre. Oramai è
venuto il momento di scommettere
su una società che non
sia sempre in perenne allarme
sicurezza, che non sia basata
sulla repressione, che
non consideri gli uomini
bestie da tenere a bada con
le armi. Se è ampiamente
condivisa l'idea che la pena
di morte non sia mai
stato un valido deterrente alla
criminalità, ritengo che si possa
fare altrettanto con
le armi......
Roberto Martina
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