Levata di scudi contro Michel Onfray
Michel Onfray è stato colmato di attenzioni
sin dal gennaio 2005, quando l’editore francese Grasset
ha dato alle stampe il suo Traité d’athéologie. Physique de la métaphysique (tradotto da Gregorio De Paola per i tipi di Fazi a settembre dello stesso anno). Più
di duecentomila copie vendute in Francia, i giornali di tutta Europa ne hanno
parlato e nella Rete sono centinaia i siti e i blog
che si sono accesi di dibattiti intorno al libro e all’idea di
ateismo che esso propone. I non credenti e coloro che
erano stanchi delle continue ingerenze delle chiese nei fatti della
società e della politica hanno vissuto il “Trattato di ateologia”
come una boccata d’ossigeno. Ma le reazioni sono arrivate molto presto - segno
che Onfray ha colpito nel vivo – anche in forma di corposi
volumi, veri e propri instant book, scritti e pubblicati nel giro di
pochi mesi: il primo a firma di Irène
Fernandez, Dieu avec esprit. Réponse à Michel Onfray (éditions Philippe Rey, settembre 2005) e non
ancora tradotto in Italia; il secondo, L’Anti-Traité
d’athéologie. Le système
Onfray mis à nu (Presses de
A proposito
di quest’ultimo, che da poco è stato tradotto da
Gianluca Perrini per l’editore Lindau,
sarebbe auspicabile un anti-Antitrattato, ma siamo consapevoli che la storia andrebbe avanti all’infinito
e non arricchirebbe il dibattito più di tanto! Ci limiteremo dunque a una breve analisi dello stile del libro di Baumier e a una considerazione finale sull’importante
lavoro di Onfray.
Intanto,
mentre il trattato di Onfray
se la prende indistintamente contro tutte le religioni e le sette religiose,
questo antitrattato è dichiaratamente una difesa del cristianesimo cattolico e
soltanto di quello. In seconda istanza, se il Trattato
di ateologia è una virulenta e accalorata disamina
dei limiti imposti alla libertà dell’uomo dai monoteismi, Baumier
assume nei confronti dell’ateismo l’atteggiamento classico del cattolico
militante: sorrisetto mellifluo, mano aperta sulla spalla
dell’interlocutore, capo leggermente reclinato.
Sono due aspetti
importanti, perché mettono subito in chiaro chi sia il Prometeo della faccenda e
chi, invece, si faccia forte di una tradizione millenaria per gettare uno
sguardo di sufficienza sull’ennesima pecorella smarrita (non è un caso che Baumier stravolga l’immagine mitica del ladro di fuoco definendolo
come una minaccia per tutti gli uomini).
Così
l’antitrattato procede catechisticamente, nel
tentativo di confutare le tesi di Onfray.
Le religioni odiano le donne? Ma no,
Precetti e
dogmi, insomma, sempre gli stessi, sono la levata di scudi dei cattolici contro
Onfray.
Ma il problema
vero del “Trattato di ateologia”
è forse un altro. Presta il fianco alle critiche perché viene
privilegiata la parte “decostruente” del suo messaggio, senza riuscire in fondo
a formulare una salda teoria sulla libertà dalle religioni. Una critica delle
fedi fine a se stessa si indebolisce se viene
confrontata con l’eternità promessa da ogni credo ai suoi seguaci… Ci perdonerà
il bravo Onfray se finiamo sul terreno filosofico che
certo non ci compete per chiedergli, la prossima volta, uno sforzo maggiore.
Addolcire cioè il suo inno alla Ragione, al
materialismo edonistico, per meglio approfondire lo studio dell’aspetto
irrazionale, non cosciente dell’umano. Quello che occupa ben più di quel terzo
della vita che passiamo dormendo e sognando! Cederne il primato a chi si
ritiene da millenni conoscitore unico e assoluto della
natura umana, peraltro marchiandola col peccato originale, è forse il vero
limite. Che lascia Prometeo incatenato, eterna vittima
dei rapaci, sull’alta rupe dell’ignoranza.
(Left, 13/04/06)© Paolo Izzo
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