Il buio e la luce

 

 

Bambini nella notte. Occhi nella notte. Li vedi anche con le luci spente, nel buio pesto. Deve essere per un’altra luce. Interna. E spesso ce n’è più lì, di luce, che nei nostri, di occhi. Noi che non guardiamo quello che non passa in televisione, noi che non sappiamo quello che non passa in televisione.

Altrimenti l’inverno scorso, al cinema, avremmo visto il bellissimo “Parada”, l’opera prima di Marco Pontecorvo. Dedicato alla storia di Miloud, il clown francese che da anni salva bambini rumeni dalla droga, dalla prostituzione, da una vita di fogna, il film sembrava raccontare in anticipo anche quello che la Polizia Ferroviaria di Roma ha scoperto qualche giorno fa alla stazione Ostiense.

Bambini come topi, hanno scoperto. Lì erano rumeni, qui sono afgani. Che di notte vivono nei sotterranei della coscienza e di giorno elemosinano gli scarti della società. Ogni notte la Polfer va a prelevarne decine. E ogni notte successiva ne sono arrivati altri, ma forse adesso avranno già cambiato il loro rifugio invisibile. Vengono dall’Afghanistan, da un paese dove la mortalità infantile supera il cinquanta percento: non è per il terremoto, non è per la Natura che si fa nemica dell’essere umano; è per l’essere umano che si fa nemico di altri esseri umani che quei bambini sono qui. Ma per loro ancora non c’è nemmeno un clown che li faccia ridere. Sopravvivono, forse. Senza un sorriso.

Li abbiamo visti, ora?

Sono bambini nella notte. Rumeni, afgani, italiani, non dovrebbe esserci alcuna differenza. E invece ce n'è. Forse perché a noi si è spenta la luce negli occhi.

 

Paolo Izzo

(Left-Avvenimenti, 17 aprile 2009 – pag. 12)


 

© Paolo Izzo

 

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