L’Iran arresta Panahi
e noi restiamo a guardare
E così, a Teheran, si può arrestare un regista,
insieme alla moglie e alla figlia. Rinchiudere la sua voce. Jafar
Panahi, che con "Il palloncino bianco" e
"Il cerchio" ha saputo raccontarci l'Iran dopo lo Scià e prima,
durante e dopo la "rivoluzione" islamica di Khomeyni,
non deve parlare, non deve esprimersi. Non può dire all'Europa che
cosa sta succedendo nell'antica, gloriosa Persia,
culla di linguaggio e identità. Fu proprio Reza
Pahlavi a voler ripristinare per il Paese il
nome “Iran”, da “ariano”: per distinguere quella terra dagli altri paesi arabi.
E forse è vero, la lingua persiana è dolce, i modi
iraniani sono gentili. Ora l'Iran si distingue, invece, per
violenza e censura. E noi, nel nostro ariano Occidente, restiamo
a guardare. Senza vedere.
Paolo Izzo
(Il Fatto Quotidiano, 04/03/10)
Un’altra voce rinchiusa in Iran
Caro direttore, a Teheran, si può arrestare un regista, insieme alla
moglie e alla figlia. Rinchiudere la sua voce. Jafar Panahi, che con "Il palloncino bianco" e "Il
cerchio" ha saputo raccontarci l'Iran dopo lo Scià e prima, durante e
dopo la “rivoluzione” islamica di Khomeyni,
non deve parlare, non deve esprimersi. Non può dire all'Europa che
cosa sta succedendo nell'antica, gloriosa Persia,
culla di linguaggio e identità. Fu proprio Reza
Pahlavi a voler ripristinare per il Paese il
nome “Iran”, da “ariano”: per distinguere quella terra dagli altri paesi arabi.
E forse è vero, la lingua persiana è dolce, i modi
iraniani sono gentili. Ora l'Iran si distingue, invece, per
violenza e censura. E noi, nel nostro “ariano” Occidente, restiamo
a guardare. Senza vedere.
Paolo Izzo
(Il Riformista,
04/03/10)
© Paolo Izzo
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